IL CULATELLO DI ZIBELLO NELLA LETTERATURA
Del Culatello di Zibello la cui prima citazione esplicita viene ritrovata in un documento emanato dal Comune di Parma nel 1735, numerosi poeti, scrittori e giornalisti hanno dedicato ,sotto forma epistolare, narrativa o giornalistica, inni al culatello: ne abbiamo estrapolato alcuni:
"Carissimo Bozzi, ti farò sorridere: io sono cupidissimo amatore del parmense culatello ( con un T o con due?). Esausto dalla malinconia operosa, dianzi sentivo i morsi della fame; e anche sentivo la struttura delle costole travagliata come il più fiero dei tuoi pezzi d’argento, e pativo nella bocca dello stomaco il rostro di una delle Tue Aquile vendicatrici. Mentre gridavo non senza ferocia : "Subito, subito, tre fette di culat(t)ello". La donna appariva coi tuoi pacchi preziosi. Il più grande aveva la forma conica della compatta cosa di fibra rossa e salata. O Fratelmio,….l’allucinazione della fame m’ha strappato un grido di riconoscenza e di felicità: "Brozzi ! Un Culatello! E come ci ha pensato?….
Pongo le mani sul pacco e sento eroico il becco dell’Aquila. Ti confesso che per un così bello e potente raggio di arte vera, ho dimenticato la delizia gioiosa. La donna di servizio, la Milia, potrà confermarti l’esattezza del mio racconto. Interrogala. Fin d’ora ti son grato del profondo pasto che porti al mio spirito (…) Perdona al delirio del Famelico in bellezza"
GABRIELE D’ANNUNZIO
( lettera a Renato Brozzi, 30 giugno 1891)
….Entra la padrona e ci serve Culatello, tortelli, anguille fritte ed una torta squisita e forse di origine viennese, e si comincia a parlare di cibi, del Culatello che matura solo in questo quadrato con centro a Zibello, dove l’aria del Po è spessa e umida, buona per le muffe che conservano buona la carne priva di grasso.
GIORGIO BOCCA
(Il Giorno, 18 novembre 1962)
Culatello e anolini mi hanno deliziato, ma perseguitato con il loro lessico un po’ equivoco: se andavo da amici in un’altra città mi sfottevano: "Cosa c’è ma mangiare a Parma?" Dai, ripetilo forte: culatello ed anolini. Dovete essere tutti culi da queste parti.
LUCA GOLDONI
(Corriere della Sera, 8 novembre 1986)
…..Ho in mente un favoloso ristorante nella cui ala cercai rifugio dopo la parentesi sublime (Duomo e Battistero). Franai, pesavo molto, su una sedia che avrei preferito trovare impagliata di falasco. Mi sottrassi dapprima al Lambrusco per goffa leziosaggine. Un Culatello fresco di taglio rosseggiava, invitante, come un prezioso marmo di Verona.
GIANNI BRERA
(La repubblica, 20 gennaio 1990)
……E da morto crematemi e per favore spargete le mie ceneri nelle anse del Po per reincarnarmi per sempre tra le giunchiglie ed i pioppi, fra le nebbie e la sabbia e dove il Culatello ha eletto il suo regno.
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