La falanghina
La linea di demarcazione tra la viticoltura greca e quella latina è l’introduzione dell’utilizzo del palo come tutore per i ceppi di vite. Tale palo, detto falanga, secondo Murolo ha dato il nome alla varietà Falanghina datando quindi l’origine di questo vitigno con l’inizio della viticoltura in Campania.Le citazioni circa la Falanghina si sprecano. Già nel 1848, ad opera del Semmola, ne abbiamo un’accurata descrizione: “ fiorisce ai principi di giugno (…) Grappolo di mezzana grandezza, allungato, poco ramoso, raro. Bacca quasi rotonda, picciola, di un bel gialletto ed a perfetta maturità più si colora; sugosa, molto dolce. Molto e costantemente fruttifero. Fa buon vino”.La Falanghina, tranne che in qualche raro caso dovuto alla corruzione dialettale in Falenchina o Fallanghina, è stata sempre conosciuta con questo nome o, al massimo, con il sinonimo di Biancazita.La Falanghina è stata da sempre diffusissima soprattutto nel napoletano e nel casertano. Nella provincia di Benevento ha subito una rapida espansione dagli inizia degli anni ottanta. Dalle indagini di caratterizzazione è però emersa una sostanziale differenza tra la Falanghina “dei Campi Flegrei” e quella Beneventana. La Falanghina Beneventana sarebbe originaria dell’area caudina, più precisamente del comune di Bonea. Storicamente si riscontrano poche notizie circa la caratterizzazione di questo vitigno; Bordignon in “Falanghina”, monografia dedicata al vitigno, cita oltre alla “verace” anche una “Falanghina Mascolina” ma la scarsità di notizie fornite a riguardo non permettono di riconoscere in essa l’attuale Falanghina Beneventana. Carusi, nel 1879 riferisce di una Falanghina nella provincia di Benevento conosciuta anche con il sinonimo di Montecalvo.Circa la caratterizzazione del vino ottenuto da uve di Falanghina C. Orazy du Marais scrive: “Colore giallo pallidissimo, con notazioni grigio perlacee e sfumature di un verde appena accennato. (…) Attacco Floreale con notazioni importanti come quella della tuberosa, accompagnata dai profumi della frutta a buccia rossa (…). Al gusto manifesta una presenza viva, asciutta, di gradevole intensità (…) Fonde piacevolmente in bocca”.La Falanghina Beneventana è un vitigno molto vigoroso, da allevarsi con potature lunghe, caratterizzato da buone produzioni e media fertilità delle gemme. Non presenta particolari esigenze di portainnesto. L’epoca di raccolta delle uve cade tra l’ultima decina di settembre e la prima di ottobre. In relazione all’ambiente in cui è coltivato può raggiungere elevati livelli in zuccheri e livelli medio-alti di acidità titolabile.La Falanghina Beneventana è alla base dei vini monovitigno delle DOC Guardiolo, Sannio, Sant’Agata dei Goti, anche nella tipologia passito, Solopaca e Taburno ed è inoltre utilizzato per la produzione di spumanti DOC Solopaca, Guardiolo, Sannio e Taburno.
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