mercoledì 21 ottobre 2009

vini&co.

moscato di Terracina

La coltivazione del moscato può essere fatta risalire a Terracina nella prima metà del 1600,limitatamente a pochi ettari,altrimenti inutilizzati,viene destinata alla produzione del vino.
Man mano che vengono riconosciuti i pregi dell'uva per il consumo diretto,la coltura si estese e,nella prima metà del secolo scorso,raggiunse i 1400 ettari di estensione.Ben 600 ettari a vigneto si trovano nella Vallae di S.Silviano,su terreni argillo-sabbiosi,ma ancor più estesi sono i terreni coltivati a ridosso della spiaggia di ponente,fino al circeo,e quelli sulla spiaggia di levante,fino al lago di fondi.
Origina dal bacino medio-orientale del Mediterraneo. Vettore della sua diffusione nelle regioni italiane meridionali furono i coloni greci, che portarono con loro i semi o i tralci per poterlo coltivare nelle colonie della Magna Grecia.
La varietà bianca è la più pregiata. Le uve venivano già citate dai romani come Apicae (da Catone) o Apianae (da Columella e Plinio). Il suo nome deriva da muscum (muschio) a causa del profumo intenso e del suo dolce aroma. In tempi antichi si otteneva un vino dolce facendo appassire le uve.
La diffusione al nord avvenne principalmente nel medioevo grazie ai Veneziani, che con i loro commerci con le isole del Mediterraneo lo importarono in tutto il nord Europa.
La coltivazione del vitigno si diffuse velocemente grazie al volere delle classi agiate, in quanto il viticoltore era spesso recalcitrante alla sua coltivazione, per la difficoltà di ottenere il vino passito.
Colore e brillantezza magnifici, al naso è un trionfo aromatico, lavanda, agrumi canditi, albicocca, al palato un equilibrio perfetto tra acidità e note aromatiche, con una notevole lunghezza.
Da abbinare a piatti di mare, noi l’abbiamo perfettamente apprezzato su un ottimo piatto di linguine al granchio pazzo e su dei medaglioni di rana pescatrice con limone e salvia.

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