Il montepulciano d'Abruzzo
La storia del Montepulciano d'Abruzzo non è chiarissima, anche se la stessa sua denominazione, che è poi un toponimo (dal momento che richiama l'omonima e celeberrima cittadina toscana patria del Vino Nobile), rappresenterebbe secondo alcuni una ragionevole garanzia delle sue origini. Già nel corso dell'Ottocento, una parte degli studiosi aveva accettato l'ipotesi che il vitigno fosse stato introdotto in Abruzzo dal non lontano territorio di Montepulciano (dove nobili varietà vi erano appunto coltivate) e si sarebbe poi diffuso in altre aree del territorio abruzzese, nel corso dei decenni seguenti. Secondo alcuni documenti della seconda metà del secolo XIX, il veicolo di questa importazione sarebbero stati i tagliatori di legna che si muovevano per lavoro lungo l'asse dell'antica via degli Abruzzi, che collegava appunto il territorio toscano a quello abruzzese. Nel 1853 il patriota sulmonese Panfilo Serafini, peraltro, identificava la presenza sin dal 1825 di due tipi di Montepulciano: il primutico o primaticcio ed il cordisco o tardivo, dove quest'ultimo era da ritenersi secondo alcuni il "vero" Montepulciano, mentre il primo altri non era che il Sangiovese grosso, evidentemente introdotto qui dalla Toscana. Sul versante opposto, secondo altri studiosi esisterebbero documenti risalenti al secolo precedente, che assegnerebbero alla Valle Peligna, nella provincia aquilana, la patente di terra d'origine del vitigno Montepulciano. Insomma, la teoria della provenienza esterna del vitigno non è del tutto accettata, soprattutto da molti viticoltori abruzzesi, che continuano a reputare il Montepulciano d'Abruzzo una varietà autoctona, anche perché a tutt'oggi, non è stata individuata alcuna parentela stretta tra il Montepulciano stesso e le varietà tipiche coltivate in Toscana, tra le quali peraltro il Montepulciano è del tutto assente.Comunque, se la questione della provenienza presenta ancora dubbi da chiarire, l'identificazione del vitigno dovrebbe essere ormai appurata. Fino agli inizi del Novecento, il Montepulciano d'Abruzzo era ancora considerato sinonimo di Sangiovese (ovvero Prugnolo gentile) o, al più, una sua sottovarietà. A partire dai primi anni del secolo XX cominciarono però a emergere alcune incongruenze contenute nei bollettini ampelografici del secolo precedente e nuovi parametri di catalogazione, fino ad allora ignorati, vennero finalmente presi in considerazione, finchè nel 1948 venne sancita la diversità delle due varietà, confermata più tardi attraverso più moderni metodi di analisi .
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